Notule
(A cura
di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE
E NOTIZIE - Anno XV – 27 maggio 2017.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in
corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di
studio dei soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del testo: BREVI
INFORMAZIONI]
Autismo: identificati 19 nuovi geni
potenzialmente implicati nell’eziopatogenesi. Conducendo un’analisi
genetica comparativa dell’autismo con 31 disturbi frequentemente associati,
Diaz-Beltran e colleghi hanno identificato un set di
19 geni, mai in precedenza associati all’autismo, che sono regolati nei
disturbi dello spettro autistico in maniera significativamente diversa dalla
norma. Inoltre, tali geni sembrano essere potenzialmente rilevanti per
l’eziologia dei disturbi autistici, considerati
i loro ruoli in processi neurologici cruciali per lo sviluppo e la
fisiologia cerebrale in generale e, in particolare, per apprendimento, memoria,
altri processi cognitivi e comportamento sociale. [Diaz-Beltran
L. , et al., BMC Genomics 18 (1):
315, 2017].
Nella Depressione Maggiore studio in vivo rivela una riduzione della
mielina. Lo studio, condotto da Sacchet e Gotlib di Stanford su nucleo accumbens, corteccia
prefrontale laterale, corteccia prefrontale mediale, insula e corteccia
cingolata anteriore, ha rilevato in 40 affetti da disturbo depressivo maggiore
una netta riduzione della mielina rispetto ai 40 controlli sani. La riduzione
nella corteccia prefrontale laterale era più marcata nei pazienti che avevano
avuto un numero maggiore di episodi depressivi. Ulteriori ricerche
consentiranno di comprendere meglio il ruolo della mielina nei processi
fisiologici alla base di affetti, cognizione, emozione e comportamento, così
come la parte che la sua perdita può avere nella fisiopatologia della
depressione. [Cfr. Sci Rep. May 19; 7
(1):2200, 2017].
Gli uccelli col cervello più grande sfuggono alla morte da cause automobilistiche. Si è stimato che circa 250 milioni di uccelli sono uccisi dal traffico veicolare ogni anno, nonostante le notevoli abilità di riconoscimento di direzione e velocità dei veicoli mostrato da tutte le specie studiate. Ipotizzando una differenza neurocognitiva fra uccelli uccisi e sopravvissuti, è stata calcolata la massa cerebrale in relazione a quella del corpo in 3521 uccelli appartenenti a 251 specie diverse. È emerso che gli uccelli uccisi nel traffico avevano un cervello più piccolo, mentre non esistevano relazioni con la massa di fegato, cuore e polmoni. [Møller A. P. & Erritzøe. J., Brain size in birds is related to traffic accidents. R Soc Open Sci. 4 (3):161040, 2017].
Nuove conoscenze sulla progranulina legata
alla demenza fronto-temporale. La scoperta che mutazioni eterozigoti ed
omozigoti nel gene della progranulina sono causalmente associate
rispettivamente alla degenerazione
(demenza) frontotemporale e alla malattia da accumulo lisosomiale ha
rivelato ruoli precedentemente sconosciuti della proteina progranulina nella regolazione della biogenesi lisosomiale e nella
funzione dei lisosomi. Per l’importanza dei lisosomi nell’omeostasi cellulare
sono comprensibili gli effetti pleiotropici del deficit di progranulina su
sviluppo e mantenimento dei circuiti neuronici, sulla risposta allo stress, sull’immunità innata e
l’invecchiamento. Kao e colleghi, sottolineando il ruolo della progranulina
nella funzione lisosomiale e nell’immunità innata cerebrale, delineano nuove
vie della ricerca che potranno portare a nuovi approcci terapeutici per le
malattie neurodegenerative. [Kao A. W., et al. Nature Reviews
Neuroscience 18 (6): 325-333, June, 2017].
Correlati neurali delle credenze distinti da quelli dei semplici pensieri. In uno studio condotto da Han e colleghi dell’Università di Pechino, è emerso che il processo legato al credere, rispetto al semplice pensare, era caratterizzato da una maggiore attivazione dell’insula anteriore di sinistra/corteccia frontale inferiore; più forte connettività funzionale tra la corteccia prefrontale mediale e la corteccia occipitale di sinistra durante il giudizio dei propri tratti di personalità; e più forte connettività intrinseca fra corteccia occipitale di sinistra e insula anteriore di sinistra/corteccia frontale inferiore. [Neuroimage May 17 AOP doi: 10.1016/j.neuroimage.2017.05.035, 2017].
Il nostro cervello riconosce le persone ammalate da segnali olfattivi e visivi. I tratti caratterizzanti il viso di persone rese ammalate mediante l’iniezione di lipopolisaccaride sono stati riprodotti fotograficamente, e sono stati realizzati campioni di odori corporei legati allo stato di malattia, in un esperimento in cui è stato studiato con fMRI il cervello di un gruppo di 30 partecipanti che doveva esprimere il gradimento per le stesse persone in condizioni di salute e malattia. Fra gli altri dati emersi, è stata registrata l’integrazione dei dati visivi con i dati olfattivi relativi allo stato di malattia nel solco intraparietale, funzionalmente connesso con le aree chiave per l’integrazione multisensoriale nel solco temporale superiore e nella corteccia orbitofrontale. I risultati dello studio hanno evidenziato l’esistenza di una rete funzionale per il rilevamento dello stato di malattia e la genesi di una risposta negativa volta ad evitare la persona ammalata. È ragionevole supporre che nel corso dell’evoluzione si sia sviluppato questo meccanismo istintivo, che nell’uomo risulta del tutto inconscio, per la tendenza selettivamente vincente dell’accoppiamento con organismi sani. [Regenbogen C., et al. PNAS USA AOP doi: 10.1073/pnas.1617357114, 2017].
L’espressione del viso influenza l’esito della comunicazione scientifica al pubblico. Uno studio ha analizzato l’aspetto delle espressioni del viso di scienziati impegnati nella trasmissione di conoscenza scientifica, ed ha identificato tratti in grado di generare interesse nel lavoro presentato e di determinare la percezione che il lavoro in oggetto sia di alta qualità. Lo studio dimostra anche che queste impressioni basate sull’aspetto del viso del comunicatore influenzano sia la selezione sia la valutazione delle notizie scientifiche. [Gheorghiu A. I., et al. PNAS USA AOP doi: 10.1073/pnas.1620542114, 2017].
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